mercoledì 21 dicembre 2011

Il bimbo… dove lo metto?

Passano nove mesi, il pancione cresce e la tua vita cambia, piano piano, per nove mesi… Poi si modifica fin troppo in fretta dopo l’ora X in cui, la creatura tanto attesa, viene al mondo e ti accorgi che la realtà non somiglia minimamente a quello che pensavi.
Le gioie sono tante, tantissime, il cuore ti batte come non mai e trovi deliziosa persino la pupù fatta a tradimento sulla coperta buona del letto. Sei diventata mamma! Sì, ora sei mamma sul serio e inizi a comprendere tante di quelle cose che ti chiedi in che mondo vivevi fino al giorno prima del lieto evento.
Un bimbo è il mondo e tu ruoti intorno a lui! Vi dico solo che quando pensavo al mio periodo di maternità m’immaginavo beata a trastullarmi, persa in qualche nuovo hobby, tra una poppata e l’altra… peccato, mi sono trovata a gridare al miracolo per ogni doccia che riuscivo a fare! Ma è bello, è tutto bellissimo! Durante i mesi della maternità, giorno dopo giorno, cresce un rapporto nuovo, tu e tuo figlio imparate a conoscervi amandovi sempre di più, alla fine quella è l’unica realtà che conosci e inizi a pensare non ce ne siano altre possibili.
Ma i mesi passano e… si torna a lavorare! Sorvoliamo l’immenso dolore del dover lasciare il proprio frugoletto per ore (straziante, ve lo dico io. Nonostante il piccolo sia una specie di parassita che t’ingloba totalmente, il pensiero di non essere più vittima per tutto il giorno di quell’amabile carnefice ti fa sentire male) perché c’è un problema davvero enorme da dover risolvere: ora il bimbo… dove lo metto? La maternità è finita, due ore di allattamento non risolvono la questione, il part-time significa spesso non essere ripresa a lavoro o percepire uno stipendio fin troppo decurtato e di flessibilità d’orario neanche l’ombra!
Ci sono i nonni. Giusto, giustissimo! I nonni sono il vero pilastro della nostra società attuale, averne almeno una coppia vuol dire avere una fortuna, non solo in termini d’affetto, ma proprio economici!
Eh sì, perché se c’è almeno un nonno in forma nei paraggi il frugoletto è salvo: sarà accudito, vezzeggiato e viziato mentre tu lo penserai, comunque piangente, tra una riunione e una scadenza, comodamente seduta in ufficio e sicura che il tuo capo non si pentirà mai di averti ripresa a lavoro. Sì perché, grazie al nonno, potrai arrivare puntuale, saltare qualche visita dal pediatra, non chiedere un giorno per la febbre del cucciolo… insomma, potrai NON DARE TROPPI PROBLEMI a causa della scellerata scelta di esserti riprodotta. Al massimo dovrai pensare a come essere sempre “super sprint”, come le altre tue colleghe single, dopo una nottata insonne perché spesso il correttore per le occhiaie salva le apparenze ma non il rendimento!
E questa è la parte facile… capita però che i nonni non ci siano e neanche una zia o una lontana cugina casalinga. Niente di niente, nessuno nelle vicinanze… Cosa fai?
Ora, parliamo dell’Italia, hey, questo è il paese delle mamme, ne facciamo un orgoglio nazionale da sempre quasi prima del Colosseo e del Duomo! Quindi pensi, quasi dandolo per scontato, figurati se non ci saranno strutture adeguate per risolvere il problema!
Uh, se ci sono… andiamo a vedere!
L’asilo nido comunale! Favoloso, prendi i tuoi moduli e fai la richiesta. Ti accorgi subito che per un quartiere di una grande città, densamente abitato più di un paese medio di provincia, di asili nelle vicinanze (badate bene, ho detto vicinanze) ce ne sono forse 2.
Uno obiettivamente è abbastanza vicino, l’altro, considerando il traffico di una città come Roma, potrebbe essere raggiungibile dopo circa 1h di traffico… Ma non hai scelta, tu lasci le tue preferenze al comune e aspetti… aspetti che su internet escano le graduatorie e pensi: “Devo rientrarci per forza, io lavoro, lui lavora, capiranno da soli che il bimbo nel giro di qualche mese non è improvvisamente diventato autonomo… lo capiranno CHE HO BISOGNO DI QUEL POSTO! E poi quanti bambini ci saranno… c’è la crisi, le nascite sono diminuite… Sì, sono ottimista, il posto ci sarà!”. Peccato, una sera, dopo il lavoro, dopo la pappa e la ninna nanna ti colleghi al sito e scopri che tuo figlio non è stato preso, neanche all’asilo lontanissimo per cui comunque ti servirebbe un permesso lavorativo al giorno per portarlo e prenderlo… e forse il posto non c’è non perché i bimbi sono troppi ma perché obiettivamente, per la mole di domande, quelli a disposizione sono pochi, ecco!
Ma cosa puoi fare? Nulla! In compenso di asili privati, nelle grandi città, nascono come i funghi! Vai a informarti e scopri che costano quanto un mutuo! Per forza il posto c’è! Ma minimo ti aspetteresti un servizio H24 e invece no, oltre a dover pagare tanto, gli orari non sempre sono comodissimi e ricordo di essere rimasta letteralmente basita quando ho saputo che in uno di questi chiedevano che il frugoletto fosse in grado di mangiare da solo… Ora, togliendo i neonati in fasce che proprio non sono ammessi, posso anche insegnare con la frusta al povero bimbo di almeno un anno a usare cucchiaino e forchettina da solo, ma davvero non riesco a immaginarlo che:
A: riesca a centrare il cibo nella sua boccuccia per tutta la durata del pasto…
B: che dica: cacchio, è ora di pranzo, mi metto il bavaglino, mi siedo e mangio tutto…
E IO DOVREI PAGARE UN OCCHIO DELLA TESTA E NON AVERE NEANCHE LA SICUREZZA CHE IL MIO AMATO BENE FACCIA TUTTI I PASTI?
In effetti, questo era uno degli asili nido più economici… mettiamola così!
Bene, scartiamo anche gli asili, specie dopo le ultime vicende di cronaca grazie cui scopri che le amabili e materne maestrine che ti aspetteresti di incontrare in questi luoghi sono in realtà delle arpie frustrate e quindi rischi anche di pagare delle psicopatiche che neanche i pomodori, durante la stagione della raccolta, dovrebbero toccare. 
Cosa rimane? La tata… la filippina o la signora dell’est cui chiedere di stare a casa tua per guardare il bebè e magari dare anche una stirata e una rassettata. Favoloso, un sogno, non solo il tuo bimbo rimane a casa ma quando rientri trovi anche tutto in ordine.
Ora, la questione primaria è quella di trovare una persona di fiducia, mica puoi metterti in casa la prima arrivata! Ok, dopo una serie di patemi d’animo nel metterti in testa che una donna estranea baderà a tuo figlio, dopo mille tentativi andati a male di corruzione per soffiare la badante affidabilissima della vicina di casa e di pedinamenti per giorni e giorni, stile Tom Ponzi, della donna consigliata dal portiere per verificarne la sua integrità morale… ci riesci! Ci riesci e le fai la domanda: “Quanto vuoi?”. Bene…. Se per l’asilo nido ti partiva il secondo mutuo, per la tata ti parte l’intero stipendio! Eh sì, perché giustamente il lavoro è tanto, impegnativo e poi devi metterla in regola, pagarle le ferie, la malattia etc etc e tu inizi seriamente a pensare che forse sarebbe meglio rimanere a casa: “risparmi” e ti godi il bimbo. Tanto oggi c’è crisi, magari per quando il pargolo è svezzato ne siamo usciti fuori e un lavoro con contratto  a progetto, verso i 40 e passa lo trovi sicuro…

Il mio è un testo ironico ma il problema è serio. Ancora oggi, nel 2010 una mamma anzi, un’intera famiglia, si trova non solo a dover studiare a tavolino se permettersi di avere un figlio ma anche a risolvere il problema di riuscire a mantenere entrambi i posti di lavoro (sappiamo tutti che, tranne rare eccezioni, servono due stipendi) senza nessun tipo d’aiuto da parte dello Stato che, di mezzi, ne ha davvero pochi. E non voglio neanche arrivare a parlare dei problemi lavorativi pur avendo trovato un luogo sicuro dove lasciare un bimbo… ne parleremo magari la prossima volta.

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