venerdì 11 gennaio 2013

Attraverso il dolore


Di Laura Farnesi
Socchiudo gli occhi, stanca, eccitata, confusa, disorientata. Comincio ad abituarmi alla penombra della stanza. è presto, con l’angolo dell’occhio avverto il flebile, pallido, raggio di luce che entra dalla persiana. Sento il suo respiro, vedo il suo corpo sdraiato nel letto accanto al mio. Dorme, esausto… Non è stato facile per lui. Non lo è stato certamente per me. Serro nuovamente le palpebre. Cerco di capire cosa provo, sento il mio corpo un po’dolorante, strano, “impacciato” ma la mia mente non è interessata alle condizioni fisiche, piuttosto inizia a viaggiare, senza sosta, in un turbinio di pensieri e ricordi. Ho sonno, dovrei e vorrei dormire ma è impossibile. 

Il ricordo di ieri… la cena, le mie sensazioni, il mio avvertire che qualcosa stava accadendo. E lui, più lucido e obiettivo di me che comprende. Sì, lui comprende subito e mi stimola ad ammettere quel che dovevo. Io non ci credo, forse non voglio crederci eppure dobbiamo affrontare il “viaggio”. È ora! Mi abbandono e lo seguo. Nessuno dei due in realtà capisce quel che sta facendo. Infatti, non ho ricordi di come siamo usciti di casa, di cosa ho preso, di chi ha chiuso la porta di casa, di come ci siamo ritrovati in macchina, seduti l’uno vicino all’altra. La pioggia, la pioggia che batte sul vetro, la corsa in strada, il traffico che non ci aspettavamo. Inizio a lamentarmi, vorrei contenermi perché rifiuto che sia davvero arrivato “il momento”, proprio quel momento. 

Per un po’ riesco a far finta di nulla, rido nervosamente, faccio battute, cerco di rassicurare, cerco rassicurazioni ma tutto prende il sopravvento su di me, non sono più padrona delle mie emozioni, non controllo più il mio corpo. Credevo ci fosse tempo, credevo che andasse diversamente, credevo di essere preparata, credevo… è un crescendo, una marea che mi prende, mi avvolge, ondate sempre più forti, più forti, più forti, non ho forza. Vorrei tornare indietro, chiedere una pausa ma non si può, non posso decidere, non ho potere. Non si torna indietro. No, non voglio tornare indietro, sì a dir la verità sì, fa male e desidero solo che tutto questo finisca, che riesca ancora a respirare senza gridare. Avevo immaginato un momento simile in maniera davvero diversa, troppi film, troppi libri, troppe parole. 

Questi sono i fatti, ora le cose vanno così, come mai avrei immaginato.  Come siamo arrivati qui? Amore aiutami, te ne prego, lo so, non puoi fare nulla ma… aiutami! Voci, tante voci, mi dicono di fare qualcosa, non riesco, non riesco! Sento solo dolore, è come se tutto si stesse rompendo dentro, il mio corpo sta per spezzarsi, la mia testa per impazzire da questi sentimenti e paure inediti! La mia testa è lucida solo nel dire no. Non voglio che qualcuno mi tocchi, non voglio l’acqua, non voglio parlare, non voglio… Sento il contatto con un letto freddo, mi hanno preso a forza e spostata. Io non volevo, non volevo muovermi, volevo lottare contro il dolore, sola, senza ascoltare parole, senza essere costretta a fare una qualsiasi cosa. Sento le sue mani che mi stringono, sento le voci di tutte le persone che ho accanto e che non conosco. 

Non so chi siano, non mi fido, perché dovrei, loro non lo sanno, non comprendono, non sono me, non sono il mio dolore, non sono la mia testa, non sono il mio corpo, non sono le mie paure. Lasciatemi stare, lasciate fare a me, a noi, a me… Ma poi mi abbandono completamente a loro. Mi devo abbandonare a loro… non ho più il controllo. Respiro, respiro sempre più a forza, improvvisamente un bruciore. Brucia, brucia, brucia, BRUCIA. 

Un fuoco, il mio corpo sta andando a fuoco, devo spegnerlo e so che per farlo devo resistere, non cedere ora. Un solo pensiero in testa: devo essere forte, devo attraversare il fuoco, ora! Prima lo attraverserò e prima questo dolore finirà. Mi chiedono se voglio sapere, sentire… “silenzio!”, grido io, devo attraversare questo rogo, lo devo fare io, nessuno può dirmi come farlo. Stringo i denti, grido così forte da pensare che non sia possibile che possa venire da me quell’urlo. Scivola… è un attimo! Sono potente, la donna più potente del mondo, sono immortale, posso tutto! È finito. Il dolore… sì, è finito! 

Non ho più dolore, rido come una pazza, piango, non ci capisco nulla. Vedo solo due occhi scuri che non avevo mai visto ma che conosco, sì, sono i miei occhi, i suoi occhi, i nostri occhi! Sento un corpo caldo appoggiato al mio. Poi il freddo, di nuovo! Sento freddissimo, tremo, nulla riesce a scaldarmi, non i vestiti che ancora avevo indosso, non la felpa che lui mi lascia mentre si allontana. Rimango da sola con quegli estranei che mi toccano e io non voglio più essere toccata. 

Ho attraversato il fuoco, ho resistito, ora voglio il mio premio, la mia pace, il mio paradiso. L’attesa sembra infinita, finalmente poi arriva la quiete, tutto va come deve andare, mi addormento. In realtà scopro di non aver dormito affatto perché troppo impegnata a sentire, percepire, iniziare a conoscere ogni flebile suono, ogni divino sospiro. Strano… solo sospiri, nessun pianto, solo dolci e delicati respiri. Stringo a me quella piccola fonte di amorevole calore, stringo a me il mio cuore, i miei occhi, le mie braccia, le mie gambe. Stringo a me parte del mio corpo ora scisso, stringo a me “noi”. Apro gli occhi per guardare, finalmente, per osservare e godere del mio miracolo. 


Apro gli occhi ora che non sono più la stessa di ieri, apro gli occhi al mio primo giorno da madre.