Di Laura Farnesi
Socchiudo gli occhi, stanca, eccitata, confusa,
disorientata. Comincio ad abituarmi alla penombra della stanza. è presto, con l’angolo dell’occhio
avverto il flebile, pallido, raggio di luce che entra dalla persiana. Sento il
suo respiro, vedo il suo corpo sdraiato nel letto accanto al mio. Dorme,
esausto… Non è stato facile per lui. Non lo è stato certamente per me. Serro
nuovamente le palpebre. Cerco di capire cosa provo, sento il mio corpo un
po’dolorante, strano, “impacciato” ma la mia mente non è interessata alle
condizioni fisiche, piuttosto inizia a viaggiare, senza sosta, in un turbinio
di pensieri e ricordi. Ho sonno, dovrei e vorrei dormire ma è impossibile.
Il
ricordo di ieri… la cena, le mie sensazioni, il mio avvertire che qualcosa
stava accadendo. E lui, più lucido e obiettivo di me che comprende. Sì, lui
comprende subito e mi stimola ad ammettere quel che dovevo. Io non ci credo,
forse non voglio crederci eppure dobbiamo affrontare il “viaggio”. È ora! Mi
abbandono e lo seguo. Nessuno dei due in realtà capisce quel che sta facendo.
Infatti, non ho ricordi di come siamo usciti di casa, di cosa ho preso, di chi
ha chiuso la porta di casa, di come ci siamo ritrovati in macchina, seduti
l’uno vicino all’altra. La pioggia, la pioggia che batte sul vetro, la corsa in
strada, il traffico che non ci aspettavamo. Inizio a lamentarmi, vorrei
contenermi perché rifiuto che sia davvero arrivato “il momento”, proprio quel
momento.
Per un po’ riesco a far finta di nulla, rido nervosamente, faccio
battute, cerco di rassicurare, cerco rassicurazioni ma tutto prende il
sopravvento su di me, non sono più padrona delle mie emozioni, non controllo
più il mio corpo. Credevo ci fosse tempo, credevo che andasse diversamente,
credevo di essere preparata, credevo… è un crescendo, una marea che mi prende,
mi avvolge, ondate sempre più forti, più forti, più forti, non ho forza. Vorrei
tornare indietro, chiedere una pausa ma non si può, non posso decidere, non ho
potere. Non si torna indietro. No, non voglio tornare indietro, sì a dir la
verità sì, fa male e desidero solo che tutto questo finisca, che riesca ancora
a respirare senza gridare. Avevo immaginato un momento simile in maniera
davvero diversa, troppi film, troppi libri, troppe parole.
Questi sono i fatti,
ora le cose vanno così, come mai avrei immaginato. Come siamo arrivati qui? Amore aiutami, te ne prego, lo so,
non puoi fare nulla ma… aiutami! Voci, tante voci, mi dicono di fare qualcosa,
non riesco, non riesco! Sento solo dolore, è come se tutto si stesse rompendo
dentro, il mio corpo sta per spezzarsi, la mia testa per impazzire da questi
sentimenti e paure inediti! La mia testa è lucida solo nel dire no. Non voglio
che qualcuno mi tocchi, non voglio l’acqua, non voglio parlare, non voglio…
Sento il contatto con un letto freddo, mi hanno preso a forza e spostata. Io
non volevo, non volevo muovermi, volevo lottare contro il dolore, sola, senza ascoltare
parole, senza essere costretta a fare una qualsiasi cosa. Sento le sue mani che
mi stringono, sento le voci di tutte le persone che ho accanto e che non
conosco.
Non so chi siano, non mi fido, perché dovrei, loro non lo sanno, non
comprendono, non sono me, non sono il mio dolore, non sono la mia testa, non
sono il mio corpo, non sono le mie paure. Lasciatemi stare, lasciate fare a me,
a noi, a me… Ma poi mi abbandono completamente a loro. Mi devo abbandonare a
loro… non ho più il controllo. Respiro, respiro sempre più a forza,
improvvisamente un bruciore. Brucia, brucia, brucia, BRUCIA.
Un fuoco, il mio
corpo sta andando a fuoco, devo spegnerlo e so che per farlo devo resistere,
non cedere ora. Un solo pensiero in testa: devo essere forte, devo attraversare
il fuoco, ora! Prima lo attraverserò e prima questo dolore finirà. Mi chiedono
se voglio sapere, sentire… “silenzio!”, grido io, devo attraversare questo
rogo, lo devo fare io, nessuno può dirmi come farlo. Stringo i denti, grido
così forte da pensare che non sia possibile che possa venire da me quell’urlo.
Scivola… è un attimo! Sono potente, la donna più potente del mondo, sono
immortale, posso tutto! È finito. Il dolore… sì, è finito!
Non ho più dolore,
rido come una pazza, piango, non ci capisco nulla. Vedo solo due occhi scuri
che non avevo mai visto ma che conosco, sì, sono i miei occhi, i suoi occhi, i
nostri occhi! Sento un corpo caldo appoggiato al mio. Poi il freddo, di nuovo!
Sento freddissimo, tremo, nulla riesce a scaldarmi, non i vestiti che ancora
avevo indosso, non la felpa che lui mi lascia mentre si allontana. Rimango da
sola con quegli estranei che mi toccano e io non voglio più essere toccata.
Ho
attraversato il fuoco, ho resistito, ora voglio il mio premio, la mia pace, il
mio paradiso. L’attesa sembra infinita, finalmente poi arriva la quiete, tutto
va come deve andare, mi addormento. In realtà scopro di non aver dormito
affatto perché troppo impegnata a sentire, percepire, iniziare a conoscere ogni
flebile suono, ogni divino sospiro. Strano… solo sospiri, nessun pianto, solo
dolci e delicati respiri. Stringo a me quella piccola fonte di amorevole
calore, stringo a me il mio cuore, i miei occhi, le mie braccia, le mie gambe.
Stringo a me parte del mio corpo ora scisso, stringo a me “noi”. Apro gli occhi
per guardare, finalmente, per osservare e godere del mio miracolo.
Apro gli
occhi ora che non sono più la stessa di ieri, apro gli occhi al mio primo
giorno da madre.
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