mercoledì 21 dicembre 2011

UNA FAVOLA MODERNA...

AMICO “PEDE”
C’era una volta, come in ogni fiaba che si rispetti, una bellissima bambina di nome Asia.
Asia non era una principessa, non era circondata da streghe cattive o elfi birichini… era speciale per la sua mamma e il suo papà ed era una bimba come tante che stava imparando ad osservare il mondo, giorno dopo giorno.
Curiosa, spiritosa, allegra, Asia andava incontro alla scoperta della vita, sperimentando sempre cose diverse quando un giorno,neanche guardandola in viso, alla vista del piede della sua mamma, la piccola dolce Asia, con aria adorante, corre e abbraccia quello che sarà da ora il suo nuovo amico: “Amico Pede! Che bello che sei, ti voglio bene!”
La mamma e il papà rimasero un po’ sorpresi ma la lasciarono fare… sicuramente era un gioco destinato a finire presto.
Invece l’amico Pede divenne in poco tempo davvero l’inseparabile compagno di avventure di Asia.
La mamma doveva forzatamente lasciare che la sua amata bambina potesse parlare con il suo nuovo amico perché in qualsiasi momento quella era la compagnia che la dolce Asia desiderava…
“Amico Pede, mi guardi mentre mangio la pasta? Amico Pede, mi dai la buona notte? Mi leggi tu la fiaba? Amico Pede, vieni con me al parco? Guardi la TV con me? Amico Pede mi rimani vicino durante la visita dal pediatra? Amico Pede guarda… ho imparato a fare la pipì! Amico Pede, ti voglio bene!”. E giù ogni giorno con baci e abbracci, persino in pubblico, verso il piede della sua mamma, sempre più incuriosita per l’insolita amicizia della sua giovane figlia.
Un po’ preoccupata, una sera, sul lettone, mentre Asia abbracciava come sempre il suo amico, Pede chiaramente, la mamma decise di chiedere alla sua adorata bambina il motivo di tanto amore…
“Mio piccolo tesoro, mi spieghi, per favore, come mai Pede è diventato un così importante amico?”. Asia alza gli occhi verso la mamma, li sgrana, la osserva, poi sorride, dolce e solare rispondendo: “Perché se c’è amico Pede significa che tu sei con me…”.

LOTTA CONTRO IL TEMPO


Che stress essere donne… è sempre una lotta, specie quella che ingaggiamo contro il tempo: da quello della ricrescita dei peli superflui (ma li avevo tolti ieri) a quella più insidiosa, e con scarsa possibilità di successo, contro gli effetti del tempo sul corpo.
Ve lo dice una che, pur dicendo che quello che conta è la testa, è sempre ipercritica con se stessa… troppo esteta! Quando passeggio mi fermo ad ammirare le belle ragazze, che ci posso fare? Pur essendo etero se una cosa è bella… è bella! Ammiro i corpi tonici e giovani, i bei visi, un trucco ben fatto, il buon gusto nello scegliere i vestititi, i piccoli dettagli che suggeriscono quanto quella persona sia attenta al proprio corpo e look.
IL DIFETTO QUOTIDIANO
Mi guardo invece allo specchio e non sono mai contenta, un difetto al giorno lo devo trovare! Tra parentesi non sono neanche capace di “trattarmi bene” un po’ per mancanza di tempo ma un po’, diciamocela tutta, anche per indolenza… il pigiamone sformato con ciabatta comoda ha sempre il suo fascino.
Nel mio piccolo però, sempre per la famosa battaglia che mai porterà a vincere la guerra, sono quasi patologica… i capelli, anche se non hanno la piega perfetta, devo lavarli una volta al giorno perché odio l’effetto “alga”, la pinzetta è una delle mie miglior amiche perché non sia mai che alla ceretta fissa del mese (inverno ed estate non sento storie… non sopporto sentire che tanto nella stagione fredda sei tutta coperta) sia scappato anche un solo, maledettissimo, pelo.  Spunta un brufolo? Bene, alla mia veneranda età ne faccio ancora una tragedia e non mi placo fino alla sua totale scomparsa. Lo scorso mese ne era apparso uno proprio su quella maledettissima ruga (dicono d’espressione) che compare a una certa età (sì perché prima non l’avevo, altro che espressione, oh!) proprio al centro della fronte, in verticale… era davvero troppo, l’uno esaltava l’altra!
IL CAPELLO BIANCO
E poi il mio primo capello bianco! Andavo fiera dei miei capelli, mi vantavo del fatto che potevo tranquillamente fare a meno della tinta, poi l’atroce scoperta! Vedo qualcosa di strano allo specchio (sempre durante la mia minuziosa ispezione alla ricerca del difetto quotidiano e quel giorno fui davvero accontentata) e guardo, guardo, guardo, guardo. No, non è possibile, non è quel che penso, sarà un riflesso… al terzo giorno di attento esame al particolare indesiderato prendo una decisione: con le forbici ne recido un pezzo (sia mai che lo strappi, il detto che poi ne rinascono sette l’ho in mente da quando ero bimba credo…) e corro alla finestra (chiaramente in un momento in cui ero sola in casa per evitare di essere presa in giro, almeno un po’ di dignità ci terrei a salvarla). Lo osservo bene, mi dico che è biondo, non bianco, eh, in famiglia ne ho di zii e cugini biondi… Laura, è un capello bianco, il tuo primo capello bianco, l’apripista di una lunga serie che, stai proprio tranquilla, arriverà.  Ok, mi sono rassegnata, per ora quel capello lo camuffo tra gli altri poi mi darò alla tinta, magari oso e, come il trend dell’anno lanciato da Katy Perry, prendo e scelgo anche un colore shock per fare la mia porca figura. 
LA GRAVITà E L’EFFETTO TENDINA
Veniamo poi al capitolo tette e lato B… Qui è tosta signori e signore perché la forza di gravità gioca davvero brutti scherzi e, anno dopo anno, i sostegni naturali cedono… e con loro anche il balcone frontale e posteriore. E via allora con creme (quando si ha tempo di rimanere tappate in bagno senza il marito che sbraita perché, giustamente, vorrebbe almeno lavarsi le ascelle per andare a lavoro o la vocina del tuo cucciolo che ti chiama disperato perché è da troppo che non ti vede e teme di essere stato abbandonato) e con passeggiate per tentare, almeno, di riattivare la circolazione completamente bloccata da ore e ore al chiodo dietro la scrivania! La tragedia più grossa è però la prova “braccio a tendina”. Sì, sì, avete capito bene, dopo la spalla e prima dell’avambraccio c’è una delle parti del corpo più insidiose e sincere nell’indicare l’età di una donna: il braccio. Quando cede quella pelle (fate tutte la prova, avanti: braccia alzate, shakeratele un po’ e osservate attentamente, se quando vi siete fermate la pelle vicina alle ascelle continua a ballare senza accennare a smettere… sono cavoli!) è una tragedia, si finisce col voler mettere le maniche lunghe persino d’estate (e non dico tanto per dire, avevo un’amica pronta a sudare persino l’anima pur di non scoprire le braccia neanche sotto il solleone d’agosto). E ancora ripenso con odio a un mio vecchio istruttore quando, durante una lezione in palestra, ci mostrò un esercizio proprio per cercare di prevenire il famoso effetto tendina che, a sentir lui, tende ad arrivare superati i trenta… da quel momento un nuovo complesso si era insidiato in me. Ma perché non si è fatto i cavoli suoi spiegando l’esercizio senza entrare nel particolare e, soprattutto, perché non ha evitato di raccontare cosa ne sarebbe stato delle nostre braccia con quell’aria tanto disgustata in volto?
LO SGUARDO CHE NON DIMENTICO
Perché ancora ho in testa l’espressione di quell’uomo, conosciuto tanti anni fa, cui neanche ricordo il nome? Perché sicuramente una delle cose che fa più male è l’occhio altrui. Dai, non facciamo finta di niente, ci teniamo!!!! Certo che ci teniamo, non siamo forse noi le prime (io sì, lo ribadisco) ad ammirare la bellezza ma anche a notare il contrario? Per questo poi siamo tutte così mostruosamente cattive con noi stesse davanti lo specchio… ma lo siamo anche quando ci sarebbe poco di cui lamentarti! Sì perché sfido a trovare una donna contenta al 100% di se stessa! Persino la più bella del reame almeno un “mi vergogno dei miei piedi” lo deve dire. Insomma, persino quando sei bella da far venire la bava speri nella bacchetta magica che ti trasformi in quella super gnocca che secondo te è più bella e a cui tanto vorrei somigliare. È davvero una situazione patologica!
Ora, se tutte questi problemi ce li facciamo noi che non abbiamo proprio scelto il nostro corpo per affermarci nella vita… non oso pensare come siano le mattine caratterizzate dal classico gonfiore da sonno, delle star che lavorano con la propria immagine. A loro una ruga, un’occhiaia, un cedimento, non lo si perdona! Appena un piccolo difetto delle famose si affaccia… per te, comune mortale, è come un orgasmo: “anche lei, anche lei, anche lei!”. Pensate che ho provato momenti d’estesi inenarrabili nel vedere Naomi Campbell leggermente più pienotta…
ESSERE BELLE E VIP COSTA!
E comunque ti chiedi come potrebbero mai apparire brutte le star se, nel vedere le loro foto nel tempo libero, non fai che osservarle mentre se ne vanno in palestra, a fare shopping, al beauty center… e grazie che sembrano sempre bellissime anche superate gli anta (lasciamo poi perdere i trucchetti di Photoshop, il fotografo/mago e lo staff per trucco e parrucco che anelerei almeno per un giorno, tanto per avere la soddisfazione di avere anche io una foto decente grazie cui vantarmi con i nipoti il giorno che cederò alle vestagliette con i fiori tanto comode e fresche).
Vado a elencarvi quanto costa in termini economici (ma anche di tempo), ad esempio, essere MADONNA!
Dunque, una delle dive per eccellenza spende solo per la fornitura d’acqua Kabbalah, mensile (lo ripeto, mensile), circa 12mila euro. La signora Ciccone combatte la cellulite grazie a una speciale macchina dal modico costo di 48mila euro (pare “pialli” la tanto temuta “buccia d’arancio”) e, non paga, si sottopone a sedute di “Gyrotonic Expansion System” che le costano altre 24mila euro (ma quanta cellulite ha?). Prima di andare a letto sembra si ricopra il corpo con una lozione da 600 euro a vasetto (fortuna che è piccolina) mentre, di giorno, protegge la sua pelle con una crema solare a protezione totale da 1800 euro. Una lezione di Ashtanga Yoga, Madonna, la paga 360 euro l’ora (se considerate che ne fa 12 a settimana) e poi c’è il fisioterapista, il chiropratico, i trattamenti ayurvedici, lo chef personale, il nutrizionista e gli “aiutini” (vedi il filler alle mani per aumentare il volume del tessuto, ma tanto per citarne uno…). Insomma, facciamo i conti in tasca alla regina del pop e scopriamo che, per essere Madonna, ci vogliono almeno 676mila euro l’anno. Leggermente impegnativo. Dopo aver letto quanto riportato ho, infatti, iniziato a pensare che i difetti “un perché” l’hanno, quanto meno sono gratuiti…
E SE CAMBIASSIMO PROSPETTIVA?
Ma ultimamente a migliorare il mio umore e il mio rapporto con lo specchio, a parte le foto in cui comunque si può vedere una Madonna che ha buttato via i soldi perché le rughe si vedono lo stesso, sono state altre due donne famose.
La prima è la mitica Barbara Alberti che, durante un’intervista, racconta dei baffi cresciuti perché troppo presa dall’atto creativo, favolosa!
E poi le mitiche frasi usate per promuovere il suo ultimo libro “Riprendetevi la faccia” (a tal proposito faccio un mea culpa, non l’ho ancora comprato, rimedierò!) del tipo: Donne, stiamo attente, ci stanno levando tutto! Se ci levano anche la vecchiaia siamo fritte.” Oppure: “La vecchiaia non è mai stata così brutta come da quando si cerca di nasconderla” e ancora… “Cambiate età ogni giorno: siate nonne a quindici anni, fidanzate a ottanta, ma non siate mai quello che gli altri vogliono.”! Le approvo tutte, parola per parola!
E a dar man forte a tutto questo la foto che oggi ho visto troneggiare su tutti i siti web: una Teri Hatcher (la mia casalinga disperata preferita) in versione “nature” che si schiera contro il botox mostrando, fiera e senza imbarazzo, le sue rughe. Ragazze, questa foto, questo finalmente liberarsi dal peso del voler apparire perfette a tutti i costi, mi ha dato davvero carica.
Che dire, non so quanto durerà ma almeno sta sera, dopo essermi lavata il viso, non starò a osservare se un giorno in più è rimasto impresso sulla mia pelle ma mi darò la buona notte con un sorriso… felice che, questo giorno in più, ci sia stato!

Il bimbo… dove lo metto?

Passano nove mesi, il pancione cresce e la tua vita cambia, piano piano, per nove mesi… Poi si modifica fin troppo in fretta dopo l’ora X in cui, la creatura tanto attesa, viene al mondo e ti accorgi che la realtà non somiglia minimamente a quello che pensavi.
Le gioie sono tante, tantissime, il cuore ti batte come non mai e trovi deliziosa persino la pupù fatta a tradimento sulla coperta buona del letto. Sei diventata mamma! Sì, ora sei mamma sul serio e inizi a comprendere tante di quelle cose che ti chiedi in che mondo vivevi fino al giorno prima del lieto evento.
Un bimbo è il mondo e tu ruoti intorno a lui! Vi dico solo che quando pensavo al mio periodo di maternità m’immaginavo beata a trastullarmi, persa in qualche nuovo hobby, tra una poppata e l’altra… peccato, mi sono trovata a gridare al miracolo per ogni doccia che riuscivo a fare! Ma è bello, è tutto bellissimo! Durante i mesi della maternità, giorno dopo giorno, cresce un rapporto nuovo, tu e tuo figlio imparate a conoscervi amandovi sempre di più, alla fine quella è l’unica realtà che conosci e inizi a pensare non ce ne siano altre possibili.
Ma i mesi passano e… si torna a lavorare! Sorvoliamo l’immenso dolore del dover lasciare il proprio frugoletto per ore (straziante, ve lo dico io. Nonostante il piccolo sia una specie di parassita che t’ingloba totalmente, il pensiero di non essere più vittima per tutto il giorno di quell’amabile carnefice ti fa sentire male) perché c’è un problema davvero enorme da dover risolvere: ora il bimbo… dove lo metto? La maternità è finita, due ore di allattamento non risolvono la questione, il part-time significa spesso non essere ripresa a lavoro o percepire uno stipendio fin troppo decurtato e di flessibilità d’orario neanche l’ombra!
Ci sono i nonni. Giusto, giustissimo! I nonni sono il vero pilastro della nostra società attuale, averne almeno una coppia vuol dire avere una fortuna, non solo in termini d’affetto, ma proprio economici!
Eh sì, perché se c’è almeno un nonno in forma nei paraggi il frugoletto è salvo: sarà accudito, vezzeggiato e viziato mentre tu lo penserai, comunque piangente, tra una riunione e una scadenza, comodamente seduta in ufficio e sicura che il tuo capo non si pentirà mai di averti ripresa a lavoro. Sì perché, grazie al nonno, potrai arrivare puntuale, saltare qualche visita dal pediatra, non chiedere un giorno per la febbre del cucciolo… insomma, potrai NON DARE TROPPI PROBLEMI a causa della scellerata scelta di esserti riprodotta. Al massimo dovrai pensare a come essere sempre “super sprint”, come le altre tue colleghe single, dopo una nottata insonne perché spesso il correttore per le occhiaie salva le apparenze ma non il rendimento!
E questa è la parte facile… capita però che i nonni non ci siano e neanche una zia o una lontana cugina casalinga. Niente di niente, nessuno nelle vicinanze… Cosa fai?
Ora, parliamo dell’Italia, hey, questo è il paese delle mamme, ne facciamo un orgoglio nazionale da sempre quasi prima del Colosseo e del Duomo! Quindi pensi, quasi dandolo per scontato, figurati se non ci saranno strutture adeguate per risolvere il problema!
Uh, se ci sono… andiamo a vedere!
L’asilo nido comunale! Favoloso, prendi i tuoi moduli e fai la richiesta. Ti accorgi subito che per un quartiere di una grande città, densamente abitato più di un paese medio di provincia, di asili nelle vicinanze (badate bene, ho detto vicinanze) ce ne sono forse 2.
Uno obiettivamente è abbastanza vicino, l’altro, considerando il traffico di una città come Roma, potrebbe essere raggiungibile dopo circa 1h di traffico… Ma non hai scelta, tu lasci le tue preferenze al comune e aspetti… aspetti che su internet escano le graduatorie e pensi: “Devo rientrarci per forza, io lavoro, lui lavora, capiranno da soli che il bimbo nel giro di qualche mese non è improvvisamente diventato autonomo… lo capiranno CHE HO BISOGNO DI QUEL POSTO! E poi quanti bambini ci saranno… c’è la crisi, le nascite sono diminuite… Sì, sono ottimista, il posto ci sarà!”. Peccato, una sera, dopo il lavoro, dopo la pappa e la ninna nanna ti colleghi al sito e scopri che tuo figlio non è stato preso, neanche all’asilo lontanissimo per cui comunque ti servirebbe un permesso lavorativo al giorno per portarlo e prenderlo… e forse il posto non c’è non perché i bimbi sono troppi ma perché obiettivamente, per la mole di domande, quelli a disposizione sono pochi, ecco!
Ma cosa puoi fare? Nulla! In compenso di asili privati, nelle grandi città, nascono come i funghi! Vai a informarti e scopri che costano quanto un mutuo! Per forza il posto c’è! Ma minimo ti aspetteresti un servizio H24 e invece no, oltre a dover pagare tanto, gli orari non sempre sono comodissimi e ricordo di essere rimasta letteralmente basita quando ho saputo che in uno di questi chiedevano che il frugoletto fosse in grado di mangiare da solo… Ora, togliendo i neonati in fasce che proprio non sono ammessi, posso anche insegnare con la frusta al povero bimbo di almeno un anno a usare cucchiaino e forchettina da solo, ma davvero non riesco a immaginarlo che:
A: riesca a centrare il cibo nella sua boccuccia per tutta la durata del pasto…
B: che dica: cacchio, è ora di pranzo, mi metto il bavaglino, mi siedo e mangio tutto…
E IO DOVREI PAGARE UN OCCHIO DELLA TESTA E NON AVERE NEANCHE LA SICUREZZA CHE IL MIO AMATO BENE FACCIA TUTTI I PASTI?
In effetti, questo era uno degli asili nido più economici… mettiamola così!
Bene, scartiamo anche gli asili, specie dopo le ultime vicende di cronaca grazie cui scopri che le amabili e materne maestrine che ti aspetteresti di incontrare in questi luoghi sono in realtà delle arpie frustrate e quindi rischi anche di pagare delle psicopatiche che neanche i pomodori, durante la stagione della raccolta, dovrebbero toccare. 
Cosa rimane? La tata… la filippina o la signora dell’est cui chiedere di stare a casa tua per guardare il bebè e magari dare anche una stirata e una rassettata. Favoloso, un sogno, non solo il tuo bimbo rimane a casa ma quando rientri trovi anche tutto in ordine.
Ora, la questione primaria è quella di trovare una persona di fiducia, mica puoi metterti in casa la prima arrivata! Ok, dopo una serie di patemi d’animo nel metterti in testa che una donna estranea baderà a tuo figlio, dopo mille tentativi andati a male di corruzione per soffiare la badante affidabilissima della vicina di casa e di pedinamenti per giorni e giorni, stile Tom Ponzi, della donna consigliata dal portiere per verificarne la sua integrità morale… ci riesci! Ci riesci e le fai la domanda: “Quanto vuoi?”. Bene…. Se per l’asilo nido ti partiva il secondo mutuo, per la tata ti parte l’intero stipendio! Eh sì, perché giustamente il lavoro è tanto, impegnativo e poi devi metterla in regola, pagarle le ferie, la malattia etc etc e tu inizi seriamente a pensare che forse sarebbe meglio rimanere a casa: “risparmi” e ti godi il bimbo. Tanto oggi c’è crisi, magari per quando il pargolo è svezzato ne siamo usciti fuori e un lavoro con contratto  a progetto, verso i 40 e passa lo trovi sicuro…

Il mio è un testo ironico ma il problema è serio. Ancora oggi, nel 2010 una mamma anzi, un’intera famiglia, si trova non solo a dover studiare a tavolino se permettersi di avere un figlio ma anche a risolvere il problema di riuscire a mantenere entrambi i posti di lavoro (sappiamo tutti che, tranne rare eccezioni, servono due stipendi) senza nessun tipo d’aiuto da parte dello Stato che, di mezzi, ne ha davvero pochi. E non voglio neanche arrivare a parlare dei problemi lavorativi pur avendo trovato un luogo sicuro dove lasciare un bimbo… ne parleremo magari la prossima volta.

Hello!

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